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Non bisogna smettere di seminare per paura dei passerotti

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Da qualche giorno su un muro del cortile della scuola E. Mosca spicca un vivace murales con la frase: Non bisogna smettere di seminare per paura dei passerotti.

Maestro, insegnante, docente, una professione con funzione educativa, culturale, etica, sociale… La professione docente, con mansioni sempre più ampie – presenta un’identità articolata e complessa, in cui si intrecciano diverse variabili. Il cuore dell’attività dell’insegnante sta nella dimensione educativa del suo compito che si fonda sul “prendersi cura” della persona nella sua globalità, nel farsi carico dei suoi bisogni educativi (talora mutevoli e contingenti) e delle più profonde esigenze connesse alla dignità della persona. L’orizzonte ideale di riferimento coinvolge l’azione didattica, la relazione educativa, il rapporto con i colleghi, i genitori, l’organizzazione del sistema scolastico e la cultura in genere. Una professione poliedrica, impegnativa e non certamente facile!
Altrettanto non facile è il mestiere del contadino, lavoro di trincea, senza risparmio di fatica e di energia. Ma essere contadini non è solo fatica, sacrificio, privazioni, ma è anche felicità, amore, riuscita, possibilità di conoscere il mondo attraverso i prodotti della terra. Un lavoro in cui è necessaria la capacità e la costanza di non scoraggiarsi mai, di non perdersi mai d’animo anche di fronte alle avversità della natura. Ecco perché la saggezza popolare piemontese dice “A vanta nen chité ‘d semnë per pau di pasaròt”.

E così pure non si scoraggiano gli insegnanti che con costanza e tenacia svolgono la loro funzione culturale continuando a seminare nelle nuove generazioni il patrimonio di conoscenze e di valori elaborati dalle generazioni che le hanno precedute, offrendo loro gli strumenti per poter “crescere” in tutti gli ambiti possibili.
L’insegnante e il contadino sono due mestieri diversi, ma hanno qualcosa in comune: entrambi hanno la possibilità di lavorare in un terreno fertile e instillare semi. L’albero è l’esplosione lenta di un seme, e così è l’uomo, in continua evoluzione e mutazione, è un frutto senza stagione. Si può quindi dire che l’insegnante abbia molto in comune con il contadino che lavora la terra brulla, trasformandola in terreno fruttifero e produttivo.
La scuola è anche “maestra di vita” allorquando non insegna solo nozioni, ma trasmette la capacità di pensare in modo autonomo e indipendente e a costruire una propria visione delle cose a costo di andare controcorrente.
Il bravo maestro sa stimolare l’alunno all’autocritica, al dubbio, al porsi delle domande e soprattutto a considerare le sconfitte motivo di crescita. Inseguire i propri sogni, non arrendersi di fronte alle difficoltà, essere curiosi, e vivere la propria vita e non quella di un altro, sono i pilastri sui quali ogni giovane dovrebbe fondare la propria esistenza.
Queste sono le fondamenta giuste per vivere una vita piena e felice, pur nelle avversità.
Un fallimento può anche trasformarsi in un incentivo per chi l’ha subito. L’importante è prendere l’insuccesso per il verso giusto… e non arrendersi mai, ricordando che, come scrisse Simón Bolívar, “L’arte di vincere la si impara nelle sconfitte”.

Questi sono i motivi che hanno spinto gli alunni della 4 B dell’Edoardo Mosca – sotto la guida delle insegnanti Carla Tropini e Mariella Liddi e con la direzione artistica dell’insegnante Maura Boccato – a dipingere, sulla parete che circonda l’orto scolastico, un murales che riporta l’antico proverbio piemontese “Non bisogna smettere di seminare per paura dei passerotti”.

Il tutto in accordo con l’Amministrazione comunale che è entusiasta di questa collaborazione “creativa” con la scuola che ha già dei precedenti. Basta ricordare il grande murales nella mensa scolastica, quello che si affaccia su via Mercantini, oppure il lavoro degli alunni sulla fontana di piazza Falcone e Borsellino: tanti palloncini colorati per dire basta alla mafia e alle ingiustizie.

Colori, scritte, disegni per rendere più bella la città trasmettendo anche qualche piccola pillola di saggezza!

Lettera di Patrizia C.

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