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Commento all’articolo “Da ex linee ferrate a strade turistiche”

RiqualificazioneFerrovia

Gentile Direttore,

in merito all’ipotesi di utilizzo dei sedimi ferroviari per banalizzare la realizzazione di piste ciclabili, faccio seguito al mio commento del 18 agosto per evidenziare che, secondo la legge regionale n. 5 del 1° febbraio 2006, soltanto quando venisse “verificata” l’impossibilità o l’antieconomicità di mantenerne intatto il tracciato e di adibirle ad usi che consentano il mantenimento dell’armamento, la Regione utilizza le linee ferroviarie dismesse per fini “non primari”, quali la realizzazione di piste ciclabili o per altre attività di pubblico interesse.

Poiché i sedimi ferroviari sono un ingente patrimonio pubblico, nato dalla preveggenza con cui i nostri avi hanno riservato preziose fasce di territorio con pendenze limitatissime e ampi raggi di curvatura per ragioni di efficienza, economicità e sostenibilità ambientale e sociale, noi cittadini faremmo bene a pretendere una verifica completa, chiara ed onesta della supposta “impossibilità o antieconomicità”: scopriremmo che nel nostro caso essa comporta una visione a livello ligure e piemontese insieme, e che quindi “de facto” non può essere risolta a livello regionale, per non parlare delle relazioni con la regione francese PACA.

A fronte di un ridicolo eccesso di progetti di infrastrutture viarie ed autostradali tra Piemonte e Liguria, alcuni già abortiti, come sta oggi rischiando la Pedemontana lombarda, nell’importante e operoso Nord-Ovest assistiamo da troppi decenni ormai agli strappi delle maglie della rete ferroviaria: dalla mancata realizzazione della Bra-Ceva-Garessio-Albenga si giunse ovviamente all’abbandono della Bra-Ceva, guarda caso in favore di una superstrada di Fondovalle (pericolosamente veloce e sottoutilizzata), e si ipotizza un polo logistico in Mondovì dichiarandolo rivolto ai porti savonesi ignorando il binario Bra – Bastia Mondovì – Mondovì (Cuneo) e senza sussidiare la linea Ceva – S.Giuseppe di Cairo con un nuovo valico ferroviario: sconcertante!

Un progettista o pianificatore serio dovrebbe guardare avanti per poi tornare un passo indietro e verificare varie ipotesi: immaginiamo ad esempio di realizzare il valico Garessio – Albenga, a quota 580 m slm:

1) si salva la Cuneo – Ventimiglia specializzandola per il traffico passeggeri e turistico, ossia leggero, in virtù della sua spettacolarità ed elevata quota di valico (1040 m).

2) la Ceva – Albenga disimpegna traffico misto tra Torino e buona parte della Riviera savonese e imperiese, richiamando traffico in Ceva; no problem, finché rimane possibile il ripristino della linea Cherasco – Mondovì (Ceva);

3) aumenta da subito il ritorno dell’investimento nel raddoppio Ventimiglia – Bastia d’Albenga, e si riduce l’urgenza del più costoso tratto Bastia – Finalmarina da realizzare nell’entroterra;

4) si potrà adeguare la galleria Belbo tra Ceva e S.Giuseppe alle normative più recenti, eventualmente deviando il traffico in Alta Val Tanaro durante i lavori, per semplificarne l’esecuzione e ridurre costi e tempi;

5) le due linee che scendono da S.Giuseppe di Cairo, di cui la via Ferrania è pure già preparata per il doppio binario, si dedicheranno in misura adeguata al traffico merci derivante dai porti savonesi (piattaforma Maersk), che oggi ha risibili quote del 4% a fronte del 96% su gomma (roba da Terzo Mondo).

6) la linea S.Giuseppe – Acqui, rivolta nientemeno che al polo logistico alessandrino, verrà pienamente utilizzata; se necessario, la si può potenziare;

7) riducendo quindi la necessità di tracce da Alessandria – Tortona via Genova a Savona, si rendono meno urgenti la difficile sbroglia tura del nodo di Genova e l’ingente investimento del Terzo Valico dei Giovi;

8) i risparmi sopracitati, anche derivanti in termini finanziari dal solo procrastinare (e poi, forse, eseguire comunque) ulteriori Grandi Opere, pagherebbero ampiamente il ripristino ed il completamento al mare della ferrovia della Val Tanaro, iniziabile oggi.

9) il traforo stradale Armo-Cantarana sarebbe meno urgente, e l’autostrada Carcare-Predosa diverrebbe veramente inutile: sono questi ulteriori risparmi sia come investimenti sia come esercizio, oltre ad evitarci in futuro multe di Bruxelles per l’eccessivo squilibrio gomma-ferro che ci vede ancora “pecore nere” in Europa.

A me pare questa materia complessa e degna di una seria verifica, ai sensi della legge regionale e soprattutto per rispetto del patrimonio nazionale. Ma se vogliamo barattarlo in facile consenso con la frettolosa gommizzazione, per piste ottenibili su una qualsiasi strada di campagna, che direbbe Einaudi di noi ? E poi, lo sanno tutti (anche l’Unesco) che il treno è il migliore alleato della bicicletta, perché permette il riposo (ed un sicuro rientro a casa) di chi non è allenato ed enormi risparmi di suolo, altrimenti da destinare a parcheggio.

Cordialità, Stefano Sibilla    (presid. Comitato Treno Alpi Liguri)

 

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